venerdì 18 aprile 2014

PASSATO, PRESENTE E FUTURO???



I cani,

vivono solo il presente?




“I cani …
Per esempio, sembra che ci capiscano al punto di prevedere ciò che stiamo per fare, perché sono molto sensibili al linguaggio del corpo; ma sbagliamo nell’attribuire loro pensiero strategico perché sono intrappolati nel presente, incapaci di concepire cause e conseguenze delle loro azioni. “
John Bradshaw

Questo è un concetto largamente diffuso, anche tra esperti di cinofilia.
Per molti, il cane vive nel presente, è incapace di usare la memoria e non sa proiettarsi nel futuro.
Contesto totalmente questo modo di vedere la mente del cane e dell’utilizzo che ne farebbe.
A mio avviso il cane è capacissimo di concepire cause e conseguenze di quello che fa. Quello che vive nel momento è intriso di passato ed è proiettato nel futuro, inseguendo obbiettivi precisi, utilizzando strategie che se si rivelano inefficienti vengono prontamente cambiate.
Sa anche valutare se vale la pena perseguire un determinato obbiettivo o se è il caso di lasciar perdere.

Credo che tutto nasca da un fraintendimento.
Noi cinofili, sappiamo che per far capire al cane che non deve fare una determinata cosa, dobbiamo intervenire nel momento preciso in cui sta per fare quella determinata cosa.
Esempio:
torno a casa dal lavoro e scopro che il mio cane ha fatto delle buche nel giardino. Lo sgrido, ma lui, imperterrito, il giorno dopo, torna a scavarne altre. Al mio ritorno a casa torno a sgridarlo. Tutto inutile. Il cane non riesce a mettere in relazione la mia sgridata con un’azione che ha fatto precedentemente. 


Da questo, ne deriva che il cane vive nel presente? 
Che il cane non ha la capacità di concepire cause e conseguenze delle sue azioni?
Il problema sta nel fatto che la lingua, che il cane utilizza per parlare, è diversa da quella che utilizziamo noi. Noi non riusciamo a fargli mettere in relazione una sua azione del passato (scavo delle buche) con quello che gli stiamo dicendo in questo momento.
Quindi, noi cinofili, insegniamo che lo dobbiamo sgridare nel momento in cui sta per scavare la buca.
Il nostro vero problema, nella relazione con il cane, è la comunicazione.
Non possiamo sostenere che il cane è imprigionato nel presente solo perché non sa interpretare la nostra lingua. 


Romano Sparapan

martedì 18 febbraio 2014

C'ERA UNA VOLTA IL PATENTINO




Chi se lo ricorda?

Dopo diversi anni rivedo un carissimo amico, lo invito a cena a casa mia. Ospite graditissimo! Essendo io originario di Isola della Scala, paese della bassa veronese, noto per la cultura del riso, non potei che preparargli il risotto con il “tasta sal”. Questo tipo di risotto, per Isola della Scala, è così importante che, ogni anno, gli viene dedicata una sagra, molto conosciuta e frequentata. L’origine del risotto con il tasta sal sta nella cultura contadina, da cui provengo, dove il maiale era una fonte preziosa di vita e il suo sacrificio diventava un evento sociale. La sera, quando si era preparato l’impasto per fare il salame, si cuoceva il riso e lo si condiva con questa carne. Era una festa che coinvolgeva tutti e con l’occasione si assaggiava se l’impasto era giusto di sale. Da qui il nome di tasta sal.
Fa parte del nostro DNA di isolani preparare questa specialità, soprattutto in occasioni importanti dove si vuole festeggiare e socializzare. Quindi risotto fu!
Lascio a voi immaginare il mio stato d’animo, quando di fronte ad un meraviglioso piatto di risotto fumante con il tasta sal, il mio prezioso ospite si irrigidì e, scusandosi per non avermelo detto prima, mi rivelò che nel frattempo era diventato vegetariano.
 
Quante volte per trattare bene il nostro ospite, facciamo le cose che piacciono a noi, senza preoccuparci minimamente di capire cosa piacerebbe a lui?



Ecco, il patentino, ha questa funzione: far conoscere le caratteristiche del cane, per poterlo trattare come gli piacerebbe essere trattato.
Di fronte al pericolo dei cani morsicatori, l’Onorevole Francesca Martini, con tutta la sua passione, ha attivato una rivoluzione. Attraverso il suo Decreto, si è passati dai cani che mordevano per appartenenza a determinate razze considerate cattive, alla formazione e responsabilizzazione del proprietario del cane.

Il patentino, attesta che si sono acquisite le conoscenze per trattare bene il nostro ospite canino e nel contempo ci consente di prevenire gran parte delle problematiche determinate dall’aggressività del nostro cane. Per i proprietari di quei cani che si sono dimostrati aggressivi o più in generale problematici, vi è l’obbligo di conseguire il patentino.
Sono particolarmente legato all’idea del patentino che attesti una preparazione per chi possiede un cane e per me, la cultura, la conoscenza, deve essere per tutti. Quindi gratuita!
C’è chi nel patentino ha visto solo il business e, avendo una categoria ben organizzata e strutturata, l’ha fatta da padrona. Parlo della FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) che nell’occasione si è mossa da esperta lobbista, attivandosi per far approvare decreti attuativi, leggi regionali, regolamenti Comunali che portassero di fatto sotto il suo monopolio l’intero processo del patentino, impadronendosi del potenziale business. Non voglio fare di ogni erba un fascio. Quando parlo di una categoria, non intendo tutti gli appartenenti a quella categoria, ma mi riferisco alle strutture organizzative che hanno preso precise posizioni in materia.
Questa è una visione miope del business. Il mercato sfruttato selvaggiamente, cercandone il monopolio, lascia solo il deserto. Invece, fare sistema, coinvolgendo e valorizzando tutte le figure professionali coinvolte, stimola ed amplifica il mercato, migliorando anche la vita, per i cani i loro proprietari e per la società intera.


In tutto questo, la figura dell’istruttore cinofilo, che da sempre, è sul campo in prima linea, nell’educazione dei cani, nella formazione dei proprietari e nel recupero dei cani problematici, è stata tagliata fuori.
Va detto che, noi istruttori cinofili, abbiamo lasciato campo aperto alle iniziative lobbistiche della FNOVI, troppo presi a combatterci tra noi nelle nostre guerre sante sul collare a strozzo piuttosto che sulla pettorina, sul metodo gentile piuttosto che sul metodo naturale … Proprio come i capponi di Renzo che, mentre stavano finendo in pentola, continuavano a beccarsi tra loro, così siamo noi, divisi in tutto! Rispetto ai veterinari, siamo passati per incompetenti, noi, che esistiamo da miglia di anni prima di loro. Veterinari, che in quanto tali, non hanno certamente le nostre competenze riguardo il comportamento. Fatto sta, che solo i veterinari possono rilasciare il patentino.


ISTRUTTORI CINOFILI DI TUTTE LE RELIGIONI UNITEVI!!!!


Mettere insieme questa categoria così frantumata è possibile?   
Sarà certamente uno dei prossimi argomenti che vorrei trattare.

Domanda
Come mai non è possibile rilasciare il patentino a persone che con il loro cane frequentano per mesi i campi cinofili di lavoro e/o educazione, mentre lo si rilascia a proprietari, di cani anche problematici, che hanno frequentato 4 o 5 lezioni? 

Semplicemente perché in questo paese si è bravissimi ad ingarbugliare tutto pur di avvantaggiare qualche furbetto.

Come è adesso lo stato dell’arte sul patentino?
Sono poco obiettivo se lo definisco un disastro?
- I veterinari stabiliscono quali sono i cani problematici che obbligano i proprietari ad acquisire il patentino.
- I veterinari in dieci ore di corso generico, profumatamente pagato, certificano che i cani problematici non sono più tali. Anche se tali (ovviamente) restano!
- I proprietari dei cani giudicati problematici, si sentono presi in giro, devono pagare il balzello ai veterinari per essere a posto formalmente e poi devono rivolgersi a noi istruttori, pagando ulteriori soldi, per risolvere d’avvero il problema.
- Vi è un incentivo all’abbandono di cani. Si pensi a tutte quelle persone che non arrivano alla fine del mese e che si ritrovano con un cane giudicato problematico. Cosa pensate che facciano?
- Tutto il settore ha perso di credibilità. Il pensiero comune si rifà all’essere italiani e come tali non riusciamo mai ad avere un’ottica sull’interesse generale ma solo sugli interessi di categoria o personali.
- Non si parla più del patentino acquisito volontariamente. Così, non si sono create le condizioni per migliorare la convivenza con i cani e prevenirne la loro aggressività .

Alla luce di tutto questo,
che fine ha fatto il patentino?

Romano Sparapan

mercoledì 12 febbraio 2014

DA DOVE INIZIARE?

Sono nato ed ho vissuto la mia infanzia in campagna. E, come tutte le case di campagna, anche la mia, aveva l’orto e nell’orto vi era l’angolo del rosmarino; dove in realtà, oltre al rosmarino, vi si trovavano tutte le erbe aromatiche. Queste, venivano utilizzate come spezie per insaporire i cibi. Erano piante piene di sapori, di profumi e di sicure capacità curative. Di loro, bastava una piccola quantità, per dare sapore alle cose.


Questo sarà il mio angolo del rosmarino, dove vorrei coltivare quello che per me sono le essenze della vita, quello che ne danno il profumo ed il sapore.




Romano Sparapan